Paul Tomatis
PAOLO MASSIMO RUGGERI
Presenta la sua esposizione personale : « Un pittore italiano in Costa Azzurra » presso il Parc Hôtel Boscolo di Nizza.
Questa esposizione è un incontro con un visionario dove tutto il reale è abolito, ci immerge con gusto in un mondo di adolescenti che se ne infischiano di essere compresi, che si oppongono all’accademismo come ci si oppone ai propri genitori.
Paolo Massimo Ruggeri viene percepito come un « animale dell’arte » formatosi su alcuni doni soprannaturali che si basano sull’eloquenza, sulla messinscena e sul fascino della luce e del colore.
Ci fa entrare in un bagno di passione, scoperta mai esaurita dove tutto è intelligentemente miniato in un moltiplicarsi di immagini e di idee su una mescolanza di colori senza legami con il passato.
Crea un nuovo percorso, una nuova cultura in un gioco fisico per stare meglio e dove la depressione è esclusa.
Malraux diceva : < I Francesi sono degli Italiani tristi > Paolo Massimo Ruggeri offre ai suoi concittadini francesi un programma visivo culturale dove trovano il piacere di pensare entro linee di forza nuove e in una meraviglia di colori.
< Tanto di cappello all'Artista! >.
Paul TOMATIS
Ermanno Sagliani
COSMOGONIA CROMATICA DI PAOLO MASSIMO RUGGERI
Un caleidoscopio di colori intensi, di forme libere, opere di ampio respiro su grandi tele. Questa è la pittura di Paolo Massimo Ruggeri, nato a Cremona (1955) , studi compiuti a Parma. Esperto ed affermato artista non ha mai cercato la visibilità delle mostre. Solo esposizioni di qualità e scelte, a Cortina D’Ampezzo, a Montecarlo, a S. Maria del Popolo a Roma, a Genova a Salsomaggiore e al Castello Estense di Ferrara, a Milano, a Nizza.
“ Amo l’azzardo, il senso dell’armonia , l’equilibrio sottile e raffinato”- spiega Ruggeri – “ da bambino mi piaceva disegnare, colorare, era il mio svago più che il gioco. Ero attratto dal mondo degli adulti.” Una sorta di precoce maturita”. L’autore dichiara assonanze agli spazi di Klimt o a certi colori carichi di Van Gogh. Le pitture ad olio, morbido e steso, di Paolo Massimo Ruggeri, su tele di grande formato sono dinamiche, vibranti di luminosità, fortemente espressive. Sono composizioni cosmiche, spazi liberi di forme e di colori, vivaci in tutte le tonalità cromatiche, sviluppate dall’autore in una sorta di partenogenesi della pittura, che si moltiplica incessantemente in forme aliene, istintive, autonome. Ruggeri quando crea s’impegna di non essere razionale.
Le sue composizioni nascono d’istinto, non si tratta di pittura mentale, c’è una sorta di stacco dal pensiero. Energie di grafica informale , di spazi, di tinte, di composizioni forse ricorrenti. Lirismo, sogno, armonie, utopie che si combinano o contrastano. Accostamenti repentini di colori eclatanti che danno corpo a effetti molto definiti o sfumati. Idee, sensazioni, miti nella loro rappresentazione universale, non sempre definiti, che si muovono, non sono statici.
Dimensioni universali che significano tutto ciò che l’osservatore riesce a vedere ed ognuno a proprio modo. Universi liberi o paralleli che s’incrociano. Gli opposti non sono tali, ma s’intersecano, si toccano come nella significativa opera “ Toccami”. Titoli magici alchemici fatati. Non c’è applicazione di prospettiva o di ombre nelle opere di Ruggeri. Esistono giochi di sovrapposizioni, suggestioni, stimoli iniziali, su cui si sviluppa la sintesi. Valori assoluti e primari degli elementi grammaticali della pittura: segno e colore.
I quadri a grande formato di Ruggeri sono come porte aperte sul cosmo poetico e visionario, simbolo della sua arte.
Ermanno Sagliani
Ursula Petrone
Messaggio distensivo la pittura di PAOLO MASSIMO RUGGERI
Gli artisti che riescono a comunicare subito al loro pubblico almeno una parte delle sensazioni che hanno provato davanti alla realtà, oppure che li hanno entusiasmati nel corso del processo creativo (se dipingono di fantasia), sono quelli che riescono ad entrare bene nello spirito dei temi che affrontano ed esprimere i loro contenuti come se fossero parte di loro stessi.
L’artista diventa portavoce delle cose, le cose parlano per il suo tramite e usano il linguaggio semplice ed accessibile a tutti nel colloquio a due. Quando c’è bisogno di un discorso per spiegare un’opera d’arte, è segno che in essa manca almeno qualcuna delle componenti che dovrebbero riuscire ad esprimere visivamente in modo completo.
L’arte è una forma espressiva di comunicazione, che deve bastare a se stessa: deve dire senza ci sia il bisogno di ricorrere agli altri mezzi, per potersi far capire ed anche soltanto “sentire”.
Davanti ai dipinti di Ruggeri, crediamo che l’osservatore riesca, senza eccezioni, a farsi subito conquistare ed a provare buona parte delle sensazioni che l’autore ha percepito nell’incontro con la realtà che lo ha impressionato e che egli ha elaborato per esaltarne i contenuti, con una forma di “traduzione” che cerca di rendere più immediata e completa la comprensione.
Ma a spiegare i felici risultati che ottiene quest’artista vi sono altre ragioni che si aggiungono a quelle della felice meccanica pittorica: ragioni che salgono dal profondo e giustificano il suo costante stato di grazia, di fronte allo spettacolo dei suoi dipinti.
Egli ha cominciato fin da ragazzo ad amare la pittura, ma è riuscito a dedicarsi ad essa soltanto dopo una lunga attesa e dopo una crisi profonda dalla quale soltanto l’arte e quest’arte, praticata in senso totale ed in completo abbandono, avrebbe potuto liberarlo come lo ha liberato. Il suo spirito aveva bisogno di una completa distensione che poteva dargli forse soltanto il dipingere, ma non usando il mezzo del dipingere non come mestiere o come distrazione.
Paolo Massimo Ruggeri l’aveva intorno quest’atmosfera propizia, ma doveva capitare il momento adatto perché il suo stato d’animo riuscisse a percepire i riposti contenuti dell’ambiente, spingerlo ad approfondire l’osservazione ed a cercare di interpretarli. C’è riuscito e continua ormai da anni con un trasporto ed un entusiasmo che vanno aumentando a mano a mano che il “mestiere” gli consente di fissare in modo sempre più immediato e riassuntivo i caratteri di quello che è diventato oggetto di una esaltazione affettiva.
Diremmo che una delle componenti fondamentali, nelle sentite traduzioni dell’artista, è il silenzio; quel silenzio che gli consente di concentrare e condensare le sensazioni ma anche di percepire le vibrazioni dell’atmosfera, di scandirle nei tratti rapidi di colore che ostenta senza pentimenti, sicuro e preciso perché tutto quello che ha visto è ormai costruito dentro ed attende soltanto di trovare il mezzo per mostrarsi e manifestarsi anche nei valori più lievi e riposti.
La pittura di Ruggeri è intensa, libera e ricca di respiro appunto perché maturata in serenità di spirito dentro di lui, prima che egli metta in movimento la meccanica espressiva per portarla sul supporto che si è messo davanti e che dovrà diventare il documento trasmissibile della sua emozione. E si sente sempre alto e profondo il silenzio nel tempio nel quale il miracolo della trasfigurazione si compie per virtù di un “sacerdote” sempre ispirato ed impegnato a rendere il rito propiziatorio, con un profondo impegno spirituale.
Ursula Petrone
Giorgio Falossi
Da: “Pittori e scultori italiani del novecento” – 2009 – Edizioni Il quadrato
Se il colore è il gusto dell’accostamento il segno segue la ragione di un messaggio, di un’idea che viene dal cuore. È un’emozione grafica che Paolo Massimo Ruggeri riporta sulla tela attingendo con fantasia ai suoi ricordi, alla sua cultura, al suo stile di vita. Uno stile che nasce dal lavoro, dal luogo sociale per poi tramutarsi in espressione artistica.
Lo spazio è completamente invaso dai colori che sono portati in prima visione, che fluttuano a seconda della costruzione delle parti delineate dal segno.
Non vi sono figure, ma desideri e riti fatti da simboli, che spesso si raccolgono, si sovrappongono, si distendono per testarsi su di un passaggio, su di un ricordo, su di un amore.
È la visione del nostro mondo, è il pulsare della città: Sono i colori delle vetrine, è il camminare senza sosta degli uomini e donne sulle strade, sono i lampi del cielo e dei neon serali che illuminano le facciate e la notte. Dinamismo che l’artista rende leggibile attraverso le sue variabili, ma anche attraverso le ripetizioni, annunci costanti di un trascorrere di impegni da onorare.
Sono costruzioni di mondi che lanciano sulla tela segnali di operosità intima che in tal modo si rende visibile, che acquieta i dubbi e nello stesso tempo approfondisce lo stato d’animo.
Paolo Massimo Ruggeri interpreta così il suo cammino. Ci sono delle tappe ricorrenti come certe forme di cirri che ripiegano su sé stessi, altre quali cadute di coriandoli o quadratini che si ammucchiano in dimensioni elicoidali. Da qui il senso di un viaggio, pieno di sorprese che l’artista assorbe e ripete in molti richiami e che ricordano esitazioni o timori scanditi dai segreti del cuore ora segnato da incontri, ora pieno di slanci sottolineati da ampiezze cromatiche, ora ricerca di un approdo per corroborare le proprie riflessioni.
Paolo Massimo Ruggeri percorre il suo viaggio solitario e guardingo, come si conviene ad una crescita. Questa sua crescita che prevede la febbre quale essenza che porta al sapore agro ed indelebile della grande Arte.
Giorgio Falossi
Marco Cagnolati
Il giudizio sulla coerenza interna all’opera, tra tutti gli elementi visivi portatori di senso, è un’interpretazione che come tale può essere ripetutamente sottoposta a revisioni, ma nel caso di Ruggeri il livello di coerenza stilistica e tematica a mio avviso è massimo.
Occorre prestare molta attenzione, e molto tempo, per riuscire a individuare le innumerevoli componenti significanti di un’opera di Paolo Massimo Ruggeri e per vedere l’opera quale essa è, bisogna essere capaci di spostare il proprio atteggiamento da un aspetto a un altro, percepire l’opera più volte attraverso differenti approcci analitici che nel caso di Paolo arricchiscono progressivamente l’insieme.
Una sola analisi dell’opera è sempre incompleta: essa va analizzata più volte, inoltre nel suo caso occorre saper accogliere e valutare anche il confronto di percezioni analitiche sugli interessanti e densi accostamenti di colore che sprigionano l’energia cromatica delle migliori vetrate.
Le qualità relative ad una collocazione in alto o in basso delle varie forme colorate da Ruggeri dipendono forse dall’esperienza visiva umana del cielo e della terra, mentre le qualità relative ad una collocazione a destra o a sinistra, qua dipendono dai significati che tradizionalmente si attribuiscono alle due posizioni e dalla composizione che P.M.R. esegue.
Questo Artista trasmette il senso del colore steso a macchie, in senso omogeneo e perimetrato, le geometrie convivono con disegni più liberi, ma rimane in ogni caso il senso del progettato e studiato nei minimi particolari.
Le qualità della sostanza-immagine di queste opere possono contribuire a formare alcune ulteriori qualità alle figure dipinte: un contorno più spesso può far sembrare la figura più massiccia, una linea sottile aggiunge delicatezza e grazia, ecc. e allo stesso modo l’effetto a macchia con i colori, contribuisce all’effetto generale di luminosità.
I dipinti di Ruggeri ricoprono alcuni elementi accessori e il modo con il quale queste peculiarità producono una specifica significazione contribuendo al significato complessivo dell’opera.
Questi elementi sono: la superficie planare preparata, delimitata e liscia, la cornice automatica definita dai confini della superficie, l’organizzazione spaziale, le dimensioni del dipinto e la sostanza materiale dell’immagine.
Sono presenti anche nei dipinti di altri autori ma non hanno la stessa rilevanza e importanza che hanno nei dipinti di P.M.R.
Marco Cagnolati
Cristina Bocella
FANTASIE CROMATICHE INTERGALATTICHE
Paolo Massimo Ruggeri è nato a Cremona nel 1955, ma “ avrebbe potuto essere qualsiasi altro anno e luogo”. Non ha molta importanza, non si identifica né in un luogo, né in un tempo storico, ma si sente molto Paolo Massimo, nell’accostamento degli opposti del suo nome.
Ha sempre dipinto, sin dall’infanzia, in un primo momento esclusivamente per se stesso, per un’esigenza personale. Poi a 19 anni la prima mostra. Da quel momento, anche se a fasi alterne, avverte la necessità di esporre pubblicamente i suoi lavori. Dichiara: mi piace pensare che i miei quadri si muovano, abbiano una loro vita, perciò ho iniziato a fare mostre personali a Milano, a Ferrara, in Costa Azzurra. Sono molto legato alla Francia e alla cultura francese.
Proprio perchè “vivi” i quadri di Ruggeri non hanno cornici. Incorniciare un quadro significa per l’artista limitarne lo spazio vitale e di conseguenza la libertà di “viaggiare”.
Per un periodo molto breve dipinge “paesaggi” essenziali e atmosfere rarefatte di grande suggestione, utilizzando colori molto tenui e pennellate spumeggianti. Poi il cambiamento. La realtà assume un altro volto: forme e colori vivaci sono sapientemente accostati tra loro, quasi simboli che alludono a mondi mai esplorati . Del resto Paolo Massimo ha definito l’arte come una chiave che apre a parti di sé, ad altri livelli e ad altre dimensioni.
Nei suoi quadri gli elementi figurativi non sono chiaramente identificabili perché hanno subito una metamorfosi nell’atto stesso della creazione. E’ una scelta di libertà espressiva che approda ad un’armoniosa rappresentazione visiva in cui l’astrattismo è attraversato in modo estremamente personale.
L’uso della tecnica a olio, le tonalità accese, le forme e i frammenti pseudoprospettici, le superfici piatte, l’assenza di luci e di ombre caratterizzano dunque, dopo un breve periodo di transizione, l’attuale produzione artistica di Paolo Massimo.
Ogni composizione racconta emozioni e momenti straordinari, ma è anche la ricerca di quelle “porte”, che conducono a stati d’animo gioiosi.
I quadri di Ruggeri sono solo apparentemente pensati e impostati razionalmente, in realtà sono il frutto di una creazione spontanea, quasi selvaggia, espressione della sensibilità dell’artista. Il punto di arrivo non è prevedibile; il punto di partenza può mutare direzione in nome di qualcosa che si chiama fantasia. Il tempo dunque è quello della realizzazione dell’opera che nasce senza attendere il momento dell’ispirazione.
Colori e figure sembrano galleggiare nello spazio a favore di una visione d’insieme che abbina al messaggio la perfezione e la piacevolezza decorativa.
Van Gogh – dichiara Paolo Massimo – mi ha aperto la strada al colore. Oggi nutro un affetto particolare per questo pittore, ma non mi emoziona più come un tempo. Ho altre passioni, ad esempio per Klimt o per i simbolisti francesi della metà dell’800, per le atmosfere magiche, quasi crepuscolari che si notano in alcuni dipinti.
Negli “astratti” di Ruggeri c’è un sottofondo “galattico” che evoca esplosioni immediatamente percepibili. Sussiste un forte legame tra due dimensioni, l’umano e il sovrumano, che appartengono ad un universo fantastico la cui lettura e interpretazione sono affidate allo spettatore. Tuttavia – sostiene Paolo Massimo – occorre liberarsi dalla volontà di trovare ad ogni costo un significato.
Anche i titoli dei suoi quadri costituiscono soltanto il punto di partenza, ma non limitante, per leggere le cose migliori, spesso indicibili narrate in questi spazi cosmici.
Penso a quei “cieli” rosa, gialli o viola, a quella stratificazione di forme non geometriche che li popolano, ma penso soprattutto a quei tagli netti e contrastanti che con i moduli decorativi si moltiplicano per raggiungere realtà non ancora conosciute.
Atti di pura creazione e di grande precisione esecutiva in cui – conclude l’artista – la bellezza e l’arte non si legano alla fatica di vivere o alla dolce e malinconica impotenza esistenziale, ma gridano che c’è altro.
Parlo della felicità-.
Cristina Boccella
Eraldo Di Vita
“Il pennello di Paolo Massimo Ruggeri si muove sulla tela come la penna di Asimov in un romanzo di fantascienza, in un mondo fatto di colori puri e accesi, dove vengono stravolte le leggi della natura, dove II cielo è rosso e violetto, il sole si trasforma in un pianeta abitato da esseri misteriosi, la terra e il mare si confondono nel giallo e nel rosa, le cose e le case sono ordinate come un muro di pietra (vedi: “Le radici in cielo”). La creazione della terra è descritta nell’opera “Bang”, dove le particelle colorate nello spazio stanno per riunirsi per dare forma al nostro pianeta e il rosso fuoco dell’esplosione le illumina: oppure come nel quadro “Il Margine” dove solo un “maestro del colore” come Paolo Massimo Ruggeri avrebbe potuto immaginare tanto cromatismo e pulsionalità gestuale, che si rinnova in opere quali “Nuovi arrivi” e Per nuovi sentieri’. Il mondo fantastico che questo artista dipinge è evocazione e racconto, è confine, superficie assoluta e ben solida di colore smagliante, di sapiente tocco e vibrazione cromatica. Paolo Massimo Ruggeri ha il colore incorporato nelle mani e lui lo offre a profusione alla tela con lo stesso significato di un’armonia musicale..
Eraldo Di Vita.
Sabrina Falzone
Non lascia indifferenti la creatività cosmogonica del cremonese Paolo Massimo Ruggeri dai toni cangianti, vivificati dalla rarefazione del segno e da utopie formali.
La concezione ottimistica di “Truc aux plumes” e di “Petali in decollo” fonda un nuovo modo di concepire l’arte, approfondendo l’immagine fantastica con inconsueta stravaganza cromatica.
Sabrina Falzone
W.O.
“Colori. Colori assoluti, vibranti di luce e di pennellate. Colori che prendono forma per creare improbabili architetture, paesaggi alieni o alienati, luoghi della mente o altri luoghi.
E quello che appare statico e circoscritto in realtà si muove, coinvolge e travolge in una cosmogonia cromatica dove saltano tutti i confini e le dicotomie, dove non esiste più la superficie o il profondo, il vivo o l’artificiale, il pensiero o l’emozione o anche soltanto l’astratto o il figurativo.
Rimane quell’unica panica realtà essenziale che sono i colori, il loro combinarsi e contrastarsi, le loro energie, il gusto ed il piacere di vivere tout court e lo stordimento per la promessa di una felicità possibile.
Volendo, di questi quadri avrei potuto sottolineare la cura e la precisione esecutiva, il forte senso cromatico, la tecnica e l’antico sentore di buon manufatto, ma ho preferito dire della loro magia …”
W.O.